Lavorando a una tesi che incrocia fisica e biologia, contando inoltre il mio patologico desiderio di classificazione di qualsivoglia concetto, non potevo non finire a leggere di come siano classificati i viventi. Ebbene, scordatevi i cinque regni (monere, protisti, funghi, piante, animali) così ben delineati funzionalmente e geneticamente come nei libri del liceo! Per fare un esempio, la più generale classificazione è in Bacteria, Archaea, Eucarya; ma ancora non si sa con certezza quale sia la linea evolutiva seguita da queste scissioni: un solo antenato comune potrebbe aver dato origine ai tre rami; un'altra ipotesi è che gli Archaea siano una mescolanza degli altri due domini, originatasi dopo la loro scissione; infine, la teoria forse più accreditata è che noi Eucarya siamo frutto di una simbiosi tra esponenti di uno o entrambi gli altri dominî (mitocondri e cloroplasti sono molto probabilmente "ex-batteri"). Tutte queste informazioni si possono trovare in Microbiology, di Willey, Sherwood, Woolverton, ed. McGraw-Hill, 2008. Qui trovate qualche esempio di classificazione, che mostra quanto si tratti di una materia spinosa.
Nel libro The Forest Unseen, ed. Penguin Books, David George Haskell da biologo osserva un angolo di foresta durante un intero anno, descrivendo le varie forme di vita che lo abitano. Nel primo capitolo, affrontando il tema del'evoluzione e della simbiosi, scrive: «The "tree" of life is a poor metaphor. The deepest parts of our genealogies resemble networks or deltas, with much interweaving and cross flow» (L'"albero" della vita è una cattiva metafora. Le parti più profonde delle nostre genealogie assomigliano a reti o foci a delta, con molti intrecci e incroci).
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Come si legge qui, la classificazione delle piante è più complessa di quanto ho scritto sopra. In particolare, le Angiosperme sono un sottoinsieme delle Gimnosperme, da un punto di vista cladistico: questo termine indica infatti una classificazione basata sui rapporti di "parentela" tra le varie specie, per cui se, come in questo caso, l'antenato comune alle Angiosperme risulta essere una Gimnosperma, non ha senso parlare delle prime come un insieme a sé stante. Un insieme che invece soddisfi a queste richieste viene detto monofiletico, ossia "dalla stessa generazione".
Per i curiosi di etimologia:
Endemico (da ἐν, "en", in e δῆμος, "dèmos",popolo): specie i cui esemplari non in cattività sono distribuiti in una zona limitata. Da non confondersi con autoctono (da αὑτός, "autòs", stesso e χθὡν, "cthon", terra), che indica l'origine locale di una specie. Per esempio, una specie nata nel luogo A e diffusa da lì nel luogo B, poi estinta nel luogo A all'epoca T, è autoctona di A fino a T ed endemica di B da T in avanti.
Il fiore tipico è composto (in estrema sintesi) da due tipi di organi sessuali, chiamati "maschili" e "femminili" in analogia con gli organismi animali: le antere contengono il polline, ovvero i gameti maschili; il pistillo è invece la parte femminile, in cui in seguito all'arrivo dei gameti si svilupperanno frutto e semi.
Voglio citarne ancora uno, il sicono, da σῦκον ("sùkon"), fico: il "frutto" che mangiamo non è in realtà un frutto, ma un'infiorescenza; i fiori sono quei pallotti che si trovano quando lo si apre. Ma se sono dentro, viene spontaneo chiedersi come siano impollinati. Presto detto, ci sono delle vespe impollinatrici (pronube, da pro, in favore di, e nubo, sposarsi) che hanno sviluppato una simbiosi con queste piante: esse aprono la loro grotta floreale esclusivamente a loro, dando in cambio dell'impollinazione un luogo dove deporre le uova (ma sono abbastanza sicuro che nei fichi che mangiamo noi non ci siano uova di vespa, tranquilli). Questa simbiosi è così antica che se ne trovano tracce anche nell'evoluzione parallela di fichi e vespe: in un articolo di Cook e Rasplus si discutono le loro speciazioni e convergenze evolutive; in particolare, se non avete tempo di leggere, date un'occhiata alla figura 1 della pagina 2.
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Da σκληρὁς ("scleròs"), duro e φὑλλον ("fỳllon"), foglia. Le sclerofille hanno foglie che contengono lignina fonte; questo materiale sostiene le foglie impedendo che perdano turgore, a differenza di quanto accade nelle altre foglie che sono sostenute dalla pressione dell'acqua in esse contenuta. Questa strategia permette alle piante di sopravvivere in ambienti secchi. torna su